RIFLESSIONI DOMENICALI (in tempo di Quarantena)

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Sono sincero, il mio lavoro inizia a mancarmi. Seriamente. Non sto segnando i giorni come potrebbe fare un carcerato sulla parete, ma 37 giorni senza il mio lavoro, i pazienti, il contatto sociale, iniziano a farsi sentire.

Chi mi conosce sa quanto amo quello che faccio. Comprende quanto credo in quello ogni giorno pratico. Percepisce la mia motivazione e il mio desiderio di contribuire alla salute.

In questi giorni di inattività ho sempre ricevuto vostri messaggi per consigli utili e pratici e ho cercato di fare il mio meglio, nonostante fossimo tutti consapevoli dell’enorme differenza che intercorre tra un consulto telefonico e il reale trattamento.

Ieri però è arrivato un messaggio differente. Un messaggio da genitori che poco prima della quarantena mi avevano sottoposto il loro piccolo bambino. Ho la fortuna, infatti, di trattare molti neonati, per disturbi vari quali plagiocefalie, torcicolli miogeni, reflussi ricorrenti e molto altro ancora. Diversi sono i fattori concomitanti che possono determinare l’insorgenza di alcuni disturbi, come per esempio una gravidanza difficile o un parto complicato. Il mio obbiettivo come osteopata è proprio quello di aiutare il bimbo a ritrovare il suo equilibrio, nel rispetto dei suoi tessuti e delle sue condizioni. L’approccio al neonato è qualcosa di magico, che mi emoziona sempre. E ancora di più, ho potuto comprendere realmente queste sensazioni dopo la nascita di mia figlia. Essere in sintonia con i genitori prima, e con il bimbo poi, è come ottenere il permesso di poter entrare, per il momento della visita e del trattamento, a far parte della loro famiglia. A volte noto gli sguardi sbigottiti dei genitori durante la sessione, scrupolosi nell’osservare le mie mani quasi immobili, ma al contempo increduli nell’attestare i cambiamenti già verso la fine della stessa.

E’ stato proprio il caso del mio ultimo bebè prima della fatidica quarantena. I genitori si erano rivelati parecchio scoraggiati a seguito di una situazione ripetuta di pianti incessanti, coliche gassose (soprattutto notturne!) e stato di irritabilità evidente, confermato dalla pediatra stessa. Posto sul lettino, il piccolo ometto era clamorosamente rigido, teso, con il pancino duro, le spalle leggermente sollevate come in atteggiamento di protezione misto a dolore e un colorito tendenzialmente biancastro. Era poco reattivo, quasi del tutto fermo e contratto nella sua posizione, come fosse totalmente concentrato a risparmiare energia per gestire la sua condizione di “stress”. La cosa più straordinaria e al tempo stesso complessa nel trattamento dei neonati è l’assenza totale di comunicazione verbale, se non ridotta a dei minimi mugugni o strilli. In assenza di ciò, prevale l’aspetto forse più essenziale del nostro lavoro: l’ascolto. Tramite le nostre mani possiamo ascoltare quello che il corpicino ci sta “comunicando”. Con le mie mani poste rispettose a livello addominale e della colonna iniziai l’approccio. Confermai quasi tutto quello già individuato a livello visivo, con l’aggiunta di una percezione “quasi di freddo” a livello addominale e una forte tensione (meglio parlare di densità) a livello sacrale e della regione occipitale. Mentre sostenevo il processo terapeutico, sentii i tessuti gradualmente “modellarsi” e rilasciarsi e piano piano gli strilli nervosi lasciarono il posto ad una sorta di smorfia di sorriso e ad un colorito roseo. L’addome divenne più disteso e il bimbo si dispose nella posizione dell’angelo, con le manine aperte a croce. Terminato il tutto consegnai il bimbo nella mani della mamma che lo infagottò per bene e lo rimise nella culla. Ci congedammo con l’idea di tenerci aggiornati, in modo da poter riprogrammare la seconda seduta, a causa dell’imminente difficoltà dettata dalla quarantena.

Ieri il messaggio più bello degli ultimi 30 giorni. Non sono solito “pubblicizzare e pubblicare” le testimonianze dei pazienti e anche in questo caso non posterò l’immagine del messaggio, per ovvie ragioni di privacy. Leggere:”Grazie davvero Andrea! Non so come tu abbia fatto e cosa tu abbia fatto, ma dal giorno successivo al trattamento il nostro bimbo è un altro. Non piange più, non si lamenta più, sorride sempre più spesso e soprattutto CI LASCIA DORMIRE QUASI 6 ORE DI FILA! AHAHAH. Grazie grazie grazie”.

Grazie lo dico io a Voi. Grazie perché ogni giorno permettete di poterVi aiutare, anche se in fondo, siete Voi ad aiutare me.

Osteopatia: perché?

Perché è naturale. Nulla di più naturale delle mani dell’Osteopata per ripristinare ciò che la natura ha stabilito, e cioè la mobilità delle strutture corporee e dunque la loro funzione. Ha basi scientifiche solide, non usa farmaci né altri strumenti. Mira alla causa e non solamente alla cessazione del sintomo, al benessere e all’equilibrio psico-fisico.Andrea Nitri

FAQ / Domande

Qual è il significato del termine Osteopatia?
Etimologicamente deriva dal greco oστέον (osteon) - osso, e πάθοσ (patos) - sofferenza. Questo termine nella sua essenza indica che sia la salute che la malattia dipendono dallo stato di efficienza dell'apparato locomotore. Osteopata, in lingua inglese (Osteo-path) indica colui che agisce terapeuticamente sul corpo umano attraverso "il sentiero" delle ossa. È comunque utile sfatare l'erronea opinione che l'osteopatia coinvolga soltanto le ossa, essa al contrario lavora su tutte le strutture del corpo: articolazioni, legamenti, muscoli, tendini, tessuto connettivo, e anche sugli organi e sul cranio con tecniche non invasive ed appropriate.
Quali sono i principali strumenti dell'Osteopata?
Le mani dell'Osteopata sono allenate a percepire le piccole variazioni che avvengono nei tessuti, raccogliendo così dati importanti sulla temperatura corporea locale (indice di infiammazione), e sulla loro consistenza; pertanto il principale strumento di lavoro è un buon lettino e la propria sensibilità. L'Osteopata non tocca necessariamente le parti dolenti del paziente, ma quelle che sono causa della disfunzione: così un mal di testa può essere trattato osteopaticamente agendo sulla cervicale, su una spalla, o persino trattando solo l'osso sacro.
Occorrono esami medici clinici per la valutazione osteopatica?
E' consigliabile, quando siano già stati fatti dal paziente, portare con sé al primo incontro raggi X, ecografia, TAC, risonanza magnetica, ecc., per ricercare eventuali controindicazioni al trattamento osteopatico. L’osteopata comunque, non essendo un medico, non può assolutamente prescrivere esami strumentali.
Che genere di tecniche vengono usate?
A seconda dell'età e della gravità del problema l'Osteopata applica le tecniche più adatte al caso, che comunque non sono dolorose o invasive per il paziente siano esse strutturali, craniali o viscerali.

Collaborazioni esterne

Dott.ssa Candeo Gabriela - Pediatra
Dott. Di Lenna Fabrizio - Farmacista
Dott. Braga Andrea - Ginecologo
Dott. Castelli Fabrizio - Odontoiatra
Mauro Magnone - Tecnico Posturometrico

Contatti – SEGRETERIA


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